sabato 19 gennaio 2008

Quanto durerà la Cina "fabbrica e motore del mondo"?

Nel XXI secolo stiamo assistendo ad un’ondata di grande vitalità economica proveniente dall’ Oriente. Infatti la Cina, dove i tassi di sviluppo sono assolutamente superiori a quelli del mondo occidentale, sta imponendo un deciso cambiamento negli equilibri economici mondiali ed è ormai dotata di tutti i numeri per trattare alla pari con i colossi americano ed europeo. Tutto ciò di si specchia nell’incremento del Pil, pari circa al 9% che fa della Cina una dei giganti dell’economia mondiale, dietro Usa e Giappone e ,come prevede la Banca Mondiale, intorno al 2010 il prodotto interno lordo, nell’ipotesi che non vi sia rallentamento della crescita, supererà quello americano portando il paese al primo posto nel mondo. I motivi della crescita di questa “fabbrica e motore del mondo”, così definita da molti economisti, vanno cercati nei suoi giacimenti di carbone, che costituisce la sua principale risorsa energetica, ma anche nel nucleare, nel basso costo della manodopera, nel suo volume d’esportazioni, nei suoi bassi dazi. Tutto ciò fa della Cina una grande importatrice di capitali dal resto del mondo in quanto paese in cui gli investimenti esteri trovano ottime condizioni per valorizzarsi; allo stesso tempo è una grande acquirente di prodotti stranieri, circa il 30 %, e oltre ad essere prima come esportatrice di high tech, è seconda produttrice di automobili e camion. Ma non è oro tutto ciò che luccica. L’altro lato della medaglia infatti, l’inserisce al primo posto per produzione di CO2. Addirittura su 1/3 del territorio cinese cadono piogge acide e 750.000 persone muoiono ogni anno per lo smog e 10 delle sue città sono tra le 20 più inquinate del mondo. Dati ufficiali indicano che oltre 320 milioni di contadini non hanno accesso a fonti d’acqua potabile e che circa 190 milioni devono acqua inquinata. Anche per irrigare i campi spesso è usata l’acqua dei fiumi inquinati, specie quando la siccità fa mancare altre fonti idriche. Questi prodotti alimentari finiscono poi sulle tavole dell’intera Nazione. Una forte contraddizione riguarda anche i redditi delle zone rurali, nettamente inferiori a quelli delle città costiere investite dallo sviluppo economico. Questo causa ogni anno il riversamento di milioni di contadini poveri nelle metropoli alla ricerca di un lavoro andando ad aggravare il problema della disoccupazione. Se non bastasse, per loro non vi è traccia di assistenza medica e sanitaria, in quanto è a pagamento, infatti lo Stato non prevede per loro né pensioni né assegni. E’ evidente come la Cina non sia caratterizzata da un’economia di alti consumi capace di alzare il livello di vita del proletariato cinese allo standard degli Usa o dell’Europa. Si basa sull’esportazione e la sua capacità di competere sui mercati internazionali è dovuta al basso costo della sua forza lavoro che non permette un’ innalzamento dei tetti salariali. Risultano intense quindi le contraddizioni interne, soprattutto quella di una potente e ricca borghesia contrapposta ad un proletariato ridotto ad una condizione di semi schiavitù che vive con 2$ al giorno. Se il governo non adotterà una politica interna capace di tutelare sia l’ambiente sia i cittadini sarà inevitabile un arrestamento della sua crescita economica.

1 commento:

Unknown ha detto...

Ma lo sai che con 2 dollari ci vivi benissimo nelle zone rurali? mangiare costa 30 centesimi e tagliarsi i capelli anche meno.
una media procapite di 600 yuan al mese non è molto solo in apparenza (poi tutti hanno entrate in nero): significa che una famiglia di tre persone dispone di 1800! In termini reali valgono molto più di 1800 euro nel norditalia con cui paghi a malapena le tasse e l'affitto. Alla fine poi siamo noi che viviamo con due dollari netti al giorno e con molti debiti. si sta meglio in cina.
per rispondere alla tua domanda: la cina resisterà come fabbrica del mondo finchè avrà una moneta artificiosamente sottovalutata. quando uno yuan sarà un euro scopriremo che vivere in cina è costoso, le loro merci sono troppo care e i salari troppo alti, insomma che non sono poi così competitivi.